Descrivere Raccontare
PUNTO ZERO
Penna, carta e calamaio… Certo si parla di un’altra epoca. Una lettera cartacea?! Chi fra i nostri ragazzi l’ha mai scritta? Forse solo per presentare a Babbo natale i buoni propositi e soprattutto i desideri. Anche solo se diciamo penna e carta, ci troviamo in difficoltà ad ambientare questi strumenti al giorno d’oggi: tutto si “scrive” in modo digitale, meccanico, frettoloso, intuitivo… Non c’è tempo di spiegare e allora si ricorre ai messaggi audio, più veloci da esprimere e poi da ascoltare. O usiamo le emoticons, che in un lampo, sembrano dire più di tante parole.
Il problema è questo: sul cellulare non si pensa, si dice in fretta, si comunica un appuntamento, o, magari, si inizia e si termina una storia d’amore solo con poche semplici parole. E parole contraffatte, abbreviate e striminzite che, per guadagnare in velocità, hanno perso ogni musicalità e capacità espressiva. Così si mortifica l’interiorità.
Ecco, il problema non è la lunghezza di un testo, ma se, e come, la scrittura “intuitiva” svolge la sua funzione: la scrittura esprime, comunica, collega, lancia un appello. Come un messaggio in bottiglia: poche parole forse, ma che contengono tutte le speranze di un uomo, affidate al resto dell’umanità.
Resta il fatto che i giovani devono imparare a scrivere: forse non lo fanno volentieri perché non sanno esprimersi bene, o temono di mettersi a nudo, ma amerebbero farlo, per tirare fuori da sé il bagaglio turbolento di emozioni che cova dentro di loro e stabilire un aggancio, lanciare un amo, costruire un ponte verso chi hanno accanto.
PIANO D’AZIONE
- La scrittura deve essere una libera espressione = Prima di ogni spiegazione teorica, un ragazzo deve sperimentare direttamente cosa significa lasciare traccia su un foglio delle proprie emozioni, idee, riflessioni.
- La scrittura deve essere emozionante = Far fare esperienza ai nostri giovani di scritture creative, emotivamente vibranti, personali,
- In poche righe si possono dire molte cose = Far leggere direttamente agli alunni testi opportuni che siano loro di esempio e di stimolo.
- La scrittura digitale ha la sua dignità e la sua utilità = occorre imparare a scrivere anche una email, un “messaggino”, fino ad arrivare ad un racconto breve da pubblicare sui siti di scrittura creativa.
- In una fase iniziale del lavoro in classe, quando non c’è ancora conoscenza reciproca, è bene evitare i coinvolgimenti troppo personali: meglio restare sul piano dell’invenzione, più o meno realistica.
- È un momento in cui si può dare sfogo alla fantasia: comicità o dramma, realtà o fantasia o fantascienza: tutto oggi è lecito e apprezzabile.
- Chi non riesce a portare a termine una prova non va punito con un voto negativo: occorre lasciargli il tempo per sbloccarsi. Magari può essere chiamato a valutare le prove altrui.
- Gli alunni sono protagonisti di questa fase operativa: scrivono, commentano l’un l’altro. L’insegnante è solo un facilitatore, uno che fornisce degli stimoli, aiuta a commentare, segnala gli errori e mette in risalto le prove corrette, che diventano esempi per gli altri.
- Ogni ragazzo deve prendere appunti sul lavoro svolto, ricavando suggerimenti ed insegnamenti per imparare a scrivere bene.
- È utile impostare il lavoro sui tre momenti-chiave:
a – Riconoscere
b – Produrre
c – Valutare
LABORATORIO
- RICONOSCERE
- Dalla LIM si propone la lettura di brevi testi, di vario genere: descrittivo, narrativo, di riflessione, umoristico, drammatico: la classe deve distinguere i vari aspetti del testo, magari anche le diverse forme di scrittura.
- Si digita su un motore di ricerca una delle seguenti espressioni: “scrivere / descrivere / raccontare / riflettere” e si fa un copia-incolla delle parti salienti, poi si analizzano i diversi testi
- Sul libro di testo ogni alunno apre una pagina a caso, analizza da solo quanto trovato e poi lo presenta alla classe: discussione collettiva per trovare somiglianze e differenze.
- PRODURRE
- L’insegnante fornisce un gruppetto di parole, (max 6) e con questo si deve comporre un testo, il più breve possibile, e con valenze diverse: drammatico, romantico, umoristico.
- L’alunno estrae da un contenitore un bigliettino contenente una parola, e con questa deve costruire un testo di lunghezza data, ripetendo la parola almeno 5 volte. Poi deve riuscire a sostituirla con dei sinonimi.
- Il primo alunno della fila estrae da un contenitore una parola e costruisce una frase, poi passa il foglio ad un amico, che deve continuare liberamente il discorso, nel modo più logico possibile.
- L’insegnante legge alla classe una frase e ogni alunno la deve continuare in modo creativo, poi si confrontano le varie versioni e si commentano.
- Si fornisce un testo narrativo e si chiede di cambiare il protagonista, o il tempo o il luogo dell’azione.
- Si fornisce un testo narrativo senza il finale, e si chiede di elaborarne uno secondo la propria creatività.
- Al contrario, si fornisce un finale, piuttosto generico (es: “E tutti vissero felici e contenti”… “Finalmente è terminata questa giornata massacrante”… “Penso che questo sia stato il giorno più bello della mia vita”) e si chiede di costruire l’antefatto
- “Sei naufragato su un’isola deserta e lanci il tuo ultimo messaggio all’umanità: cosa scrivi?”
- L’insegnante legge un breve racconto e ogni alunno, usando il proprio cellulare, deve comporne una sintesi del numero di parole dato, ed inviarlo subito al docente. Un buon punto a chi esegue per primo il compito correttamente. Fornire poi un esempio di una sintesi opportuna.
- Al contrario si può leggere una breve frase (es: “Mario ha fretta e dimentica il cellulare a casa” e poi chiedere agli alunni di ricamarci su, allungando l’episodio con l’aggiunta di dettagli, e arrivando, ad esempio, ad una cinquantina di parole.
- Si sceglie una favola nota e si chiede di riscriverla adattandola ai tempi moderni (anche per tema in classe)
- VALUTARE
- La maggior parte di queste esercitazioni avviene in classe, quindi ogni testo prodotto va letto e valutato insieme alla classe.
- Ognuno prende nota di quanto ricavato dalla discussione, senza tralasciare mai le proprie impressioni personali, per la forza delle emozioni che vanno sempre messe in gioco: razionalità ed emozioni sempre di pari passo.
COME SI SVOLGE UN TEMA
Il tema si struttura in tre parti fondamentali:
1. LA SINTESI INIZIALE
È la visione globale e generica di un argomento. Serve solo ad introdurre l’argomento, a mettere a fuoco quello di cui si parlerà in seguito. Non deve essere troppo lunga: una decina di righe al massimo. È come guardare una città dall’alto.
2. L’ANALISI CENTRALE
È il tema vero e proprio, la sostanza di quello che vogliamo dire. È molto importante che sia articolata secondo un chiaro filo logico. In questo ci aiuta la scaletta di preparazione, dove abbiamo già elencato le idee centrali del nostro discorso. Ogni punto della scaletta va sviluppato con calma, ognuno con un’ampiezza ben calibrata e proporzionata: non che sia uno appena accennato e un altro lunghissimo. Nel nostro viaggio immaginario, è il giro vero e proprio nella città che vogliamo visitare: le strade, le piazze, i monumenti, le persone, gli odori, i rumori, i cibi caratteristici…
3. LA SINTESI FINALE
È la chiusura, la conclusione breve del discorso, la valutazione di quanto abbiamo detto finora. Come quando stiamo tornando a casa e diamo un ultimo sguardo alla città che abbiamo visitato: ci ha sorpreso? Cosa ci ha colpito? Ci vorremmo tornare? Bellissimo se in qualche modo riusciamo a collegarla con la sintesi iniziale, come un cerchio che si chiude. Effetto potente di logica e di padronanza del discorso.
PROCEDIMENTO per lo sviluppo di un tema
Per prima cosa, dunque, abbiamo capito che svolgere un tema è davvero come compiere un viaggio: ci sono tappe da rispettare, per illustrare bene il nostro percorso, come fossimo un tour operator chiaro e preciso:
PRIMA TAPPA: l’esame del titolo
Es: Racconta un viaggio, compiuto recentemente, che non dimenticherai mai: descrivi i luoghi più interessanti e condividi le tue emozioni.
Il titolo è spesso una guida efficace per evitare due pericoli: non sapere cosa dire e andare fuori tema.
Per evitarli, si legge il testo molte volte, molto bene, con molta calma, cercando di coglierne tutti i suggerimenti. Ci sono senz’altro delle parole-chiave che ci illuminano:
In questo caso: viaggio – recentemente – non dimenticherai – luoghi – emozioni
Se ci riflettiamo bene, queste parole possono diventare l’impalcatura portante del nostro discorso.
SECONDA TAPPA: la scaletta
Ogni parola diventa una guida allo svolgimento. Ecco come si potrebbe comporre la nostra scaletta:
- SINTESI INIZIALE: Viaggio:
a. Mi piace viaggiare
b. Italia ricca di storia
c. Tanti luoghi visti solo sui libri o nei documentari in tv
d. Non ho fatto molti viaggi - ANALISI CENTRALE: Recentemente
a. Premio per la promozione
b. Con la famiglia
c. In camper - Luoghi:
a. In Toscana dai nonni
b. Città visitate:
– Firenze, antica capitale italiana
– Lucca, centro storico medioevale
– Pisa, la piazza delle Erbe e Galileo - Non dimenticherai:
a. A Firenze il Museo degli uffizi
– Botticelli: La Primavera e La nascita di Venere
b. A Lucca
– Il giro delle mura
– La torre del Guinigi
c. A Pisa la torre più famosa d’Italia - Emozioni:
a. Viaggiare in camper
b. Rivedere i nonni
c. I monumenti storici
– Aiutano a capire la storia
– Fanno capire il genio italiano
d. La cucina toscana molto saporita
– La cecìna
– La ribollita - SINTESI FINALE:
a. Desiderio di ripartire presto
b. Le bellezze d’Italia sono il miglior libro di storia
NOTA OPERATIVA: Può darsi che le idee non ci vengano in testa già belle ordinate. Diciamo che questo succede raramente. Niente paura. Ci viene in soccorso la tecnica del braistorming: si segnano le idee che a mano a mano ci vengono in mente: ricordi, immagini, riflessioni personali. Un “libero flusso di coscienza”. Ad un certo punto si cerca un filo logico ordinato nel guazzabuglio di frasi e frasette. Decidiamo la successione che ci piace, come un puzzle che si compone in armonia: il foglio di brutta risulterà un “campo di battaglia” con frecce e cancellazioni, ma la brutta copia, se non è brutta, che brutta è?
TERZA TAPPA: lo svolgimento
SVILUPPO: Ci possiamo un pochino rilassare. Rileggiamo il titolo per verificare di essere davvero “restati in tema” e poi andiamo avanti. Teniamo d’occhio la preziosa traccia della nostra scaletta: dobbiamo “solo” svilupparla.
LESSICO: Come un giocoliere, non maneggiamo sempre le stesse espressioni: “mi piace, mi ricordo”, ma sforziamoci di trovare termini più precisi e più vari, magari girando un po’ le frasi.
CONNETTIVI: Per non fare un semplice elenco di idee, è bene abituarci ad usare i connettivi logici: infatti, inoltre, ed esempio, soprattutto, invece, al contrario…
ORTOGRAFIA: imperdonabili questi errori, dopo anni di scuola: accenti, apostrofi, uso dell’h, non devono più avere segreti per noi. Se però avessimo delle incertezze, usiamo il vocabolario. Già avere un dubbio, è una vittoria.
SINTASSI: Rileggiamo ogni frase, verificando che si capisca quello che vogliamo dire.
QUARTA TAPPA: la bella copia
Dopo aver riletto e riguardato, controllato e ricontrollato, passiamo adesso a ricopiare in bella copia: Se la brutta poteva, anzi doveva essere brutta, la bella deve essere bellissima: chiara e precisa.
La calligrafia non deve essere né troppo piccola né troppo grande, possibilmente non in stampatello, ma in corsivo.
L’impaginazione complessiva, ordinata e pulita, deve far capire l’impegno che si è messo nello svolgere il tema e presentarlo all’insegnante.
Se questo è valido per ogni cosa che scriviamo, a maggior ragione vale per un compito in classe: è un documento ufficiale, quindi deve avere la dignità di qualcosa che resta in archivio anche per molto tempo.
Anche un elaborato digitale ha dei canoni da rispettare: il carattere, l’interlinea, la spaziatura fra i paragrafi aiutano o meno la lettura e la comprensione del nostro testo.
Se poi è qualcosa che stiamo per pubblicare sui social, pensiamo che uno strafalcione… può anche fare il giro del mondo!!!